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Etichette Packaging e emozioni
L’etichetta in fondo è un biglietto da visita.
[...] Il primo contatto su uno scaffale e deve essere capace di creare immediatamente engagement e valore , anche valorizzando la polisensorialità. Per esempio, sapendo che tatto e vista si influenzano a vicenda, un’etichetta che non colpisce alla vista potrebbe acquistare valore se le lavorazioni in rilievo riescono a renderla interessante al tatto, e viceversa. Dalle nostre ricerche neuroscientifiche, rileviamo spesso che risultano vincenti il contrasto cromatico (nero/bianco, nero/rosso), il contrasto visivo (opaco/lucido), il contrasto tattile (liscio/ruvido).
Cosi come le etichette più performanti nell’attrarre l’attenzione sono quelle in cui le eventuali nobilitazioni grafiche hanno una finitura lucida, specie se in contrasto con un fondo opaco. Quando queste nobilitazioni sono in rilievo (cliché, vernice braille, liquid gold), capaci di creare una sensazione di cura maggiore del dettaglio. Quando la carta tende ad essere opaca e non lucida, oppure quando la carta è materica, ruvida, con una texture percepibile al tatto. Le ricerche neuroscientifiche, poiché ci indicano che la scelta dei colori, delle forme dell’etichetta e del packaging sono determinanti, non possono essere lasciate in balia dell’arbitrarietà o della passione del produttore e richiedono una specifica attenzione o uno studio raffinato come quello offerto dal neuromarketing.
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