IL LOCKDOWN SPINGE IL FENOMENO BAG IN BOX

Il segmento avanza ancora e cresce in doppia cifra nel 2020, complici la pandemia e le nuove preferenze dei consumatori, soprattutto all’estero e in Gdo. L’Italia stenta ancora a crederci ma le imprese produttrici pianificano investimenti. E per gli analisti resta uno dei formati su cui scommettere in futuro, soprattutto se “bio”

Da brutto anatroccolo degli scaffali a principe delle vendite, da formato cheap a fenomeno da lockdown. Il bag-in-box guida la classifica delle performance nell’anno della pandemia e trova il modo di prendersi una sorta di rivincita sul mercato, facendosi apprezzare soprattutto all’estero tra i grandi clienti del vino made in Italy (Usa, Canada, Regno Unito, Svezia) [...]. Il business di questa voce dell’industria vinicola è in netta crescita. Lo è già da alcuni anni, ma nel 2020 ha registrato una forte accelerata. Gli analisti ci parlano di un formato che è a buon diritto tra i principali trend globali da tenere sotto osservazione in questo 2021 e per i prossimi anni, [...]. Capace di attirare anche il pubblico più giovane dei Millennial e della Z Generation (come evidenziano gli esperti di Wine Intelligence nell’articolo più in basso), per convenienza, praticità e attenzione all’ambiente, il bag in box (inventato in Australia a metà anni 60 dall’enologo Thomas Angove) strizza sempre più l’occhio a Dop e Igp, coi produttori italiani pronti a migliorare ulteriormente la qualità sia del contenuto sia del contenitore. [...]

GDO ITALIA: come sono andate le vendite?

È proprio dall’Italia e dalla Grande distribuzione che è opportuno partire, perché in un contesto di incremento degli acquisti di vino confezionato che nel 2020, secondo i dati forniti da Iri, ha segnato incrementi del 5,1% a volume e del 7,1% a valore (quasi 1,8 miliardi di euro), il bag in box ha registrato sensibili crescite, vendendo quasi 20 milioni di litri (+26,4%) per una spesa di 35,3 milioni di euro (+27,8%) a prezzi costanti rispetto al 2019 (1,8 euro/litro), facendo segnare l’ennesima progressione dal 2017, quando in Gdo si vendevano 14 milioni di litri per 22 milioni di euro. Ora, la quota a valore sul totale è di quasi il 2%, mentre a volume è del 4%. Virgilio Romano, business insight director di Iri, parla di un formato certamente aiutato dalla pandemia, che ha fatto aumentare le vendite in Gdo “ma comunque in trend rispetto agli anni precedenti che mostravano crescite superiori alla categoria: +6% nel 2018 e +5% nel 2019 per il Bag in box, rispetto all’andamento a volume di tutto vino: negativo del 5,2% nel 2018 e positivo per lo 0,6% nel 2019”. Secondo l’analista di Iri, il bag in box ha “una sua potenzialità, colta da cantine e distribuzione e la sua funzione di servizio è stata molto utile nel 2020, quando in generale tutti i grandi formati hanno risentito positivamente dell’effetto lockdown”.
A livello nazionale, il 55% delle vendite di bag in box in Gdo interessa il Centro e la Sardegna, rispetto al 30% del Nord e al 15% del Sud. Nel dettaglio, la crescita interessa
tutte le dimensioni principali, da 3 e 5 litri, si amplia la distribuzione del formato da 2,25 litri “che forse presenta una dimensione compatibile con una pratica conservazione e
potrebbe favorirne la crescita”. [...]

EXPORT in forte crescita nel 2020

L’Italia, primo esportatore di vino in volume e primo produttore mondiale, ha superato nel 2020 il muro dei 100 milioni di euro per il formato bag in box, che un anno prima totalizzava 84 mln di euro (erano 59 nel 2017 e 81 nel 2018). La Svezia, con 23 milioni di euro, è il miglior cliente italiano, seguito da Norvegia (17 mln), Regno Unito (14 mln), Germania (10 mln), Usa (6 mln) e Canada (oltre 5 mln). Impossibile non tenere conto di queste tendenze. “Sin dal momento in cui è stata introdotta la possibilità di utilizzare il nuovo formato anche per i vini a denominazione di origine, col decreto firmato da Luca Zaia nell’ormai lontano 2008” ricorda il presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro “abbiamo invitato i nostri produttori a guardare con attenzione al cambiamento del mercato. Oggi più che mai, abbiamo conferma che questo propende per forme alternative di confezionamento. Infatti, pur rimanendo fermo il dominio del classico imbottigliamento in vetro, il bag in box ha accresciuto notevolmente la sua quota di mercato, soprattutto in Gdo”. E il formato strizza l’occhio sempre più ai vini di qualità. Oggi sono circa 80 (di cui 40 Doc e 40 Igt) le denominazioni italiane che, nei loro disciplinari, contemplano il formato. La pandemia ha determinato nuove condizioni di vita “e questa tipologia” come ricorda Ricci Curbastro “si è prestata particolarmente bene allo spirito del tempo, orientato al riempimento della dispensa e del bere a casa”. Un bere a casa che non ha affatto tralasciato, anzi, ha incrementato la ricerca della qualità. [...]

Il punto di vista delle IMPRESE.

Come viene vista, allora, da parte delle imprese questa realtà? È possibile fare qualità nel bag in box? E quali le opportunità future per il segmento? Lo abbiamo chiesto ad alcuni imprenditori, a cominciare da quelli più esperti e che da più tempo operano sul mercato.

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Fonte: Settimanale Tre Bicchieri n.11 18 marzo 2021

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