La GDO spinge il tappo a vite

Tra il 2019 e il 2021, con la pandemia, le chiusure ed il crollo dei consumi fuori casa, è cambiato anche il modo di bere vino, molto più spesso a casa che al ristorante o al bar. Largo, quindi, alle bottiglie acquistate al supermercato, dove, più che i prodotti premium, trovano ampio spazio gli entry level, i vini di bassa gamma che, spesso e volentieri, ricorrono al tappo a vite, chiusura che, ormai, è stata sdoganata anche nella Vecchia Europa. Una tendenza fotografata plasticamente dall’ultima “Drinks Market Analysis” dell’Iwsr, che ha mostrato come in questo periodo (2019-2021), la quota complessiva dei vini (fermi) chiusi con il tappo a vite è passata dal 31 al 33% (dal 30 al 32% in Europa), arrivando al 36% tra gli scaffali di Gdo, enoteche e negozi. Un cambiamento di lungo respiro, guidato dai consumatori più giovani e meno legati alla ritualità del tappo in sughero, ma anche dalle mode. Che, però, non va ad intaccare troppo le quote dei tappi monopezzo in sughero, forti di una premiumisation che neanche la pandemia ha frenato, né dei tappi tecnici. [...]

Fonte: WineNews

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