Doggy bag: la nuova proposta in arrivo

 

Negli ultimi giorni si è parlato di una proposta di legge presentata alla Camera, intitolata "Obbligatorietà della doggy bag".
L'iniziativa sarebbe nata con l'intenzione di contrastare lo spreco alimentare, tra gli obiettivi in cima all'Agenda ONU 2030.

Portare con sè il cibo avanzato è senza dubbio una pratica già correntemente in uso, seppur con qualche remora.
Il nome stesso "doggy bag" fa riferimento all'abitudine di richiedere contenitori per il cibo avanzato destinati ai propri animali domestici, lasciando da parte qualsiasi dubbio o imbarazzo.
Questa pratica frequente anche in altri paesi come Francia e Spagna, pare necessiti di regolamentazione qui in Italia.

La proposta di legge prevede, pena sanzioni economiche (tra i 25€ e i 125€), che i ristoratori mettano i contenitori a disposizione dei propri clienti, lasciando al momento da parte le questioni legate ai costi e ai materiali da applicare. La cosa si complica nell'eventualità in cui sia il consumatore a fornirli (possibilità contemplata nella proposta).
Qui, nel mare magnum di situazioni possibili, potrebbero verificarsi contaminazioni del cibo; lì il rispetto delle norme igienico-sanitarie potrebbe essere messo a repentaglio e risulterà particolarmente delicato valutarne le cause quando in gioco entreranno diversi attori.

Certo è che alcuni dati parlano chiaro, ogni italiano "spreca" circa 65kg di cibo all'anno.
Dato, che come spiega l'Onorevole Gatta, primo firmatario della proposta, "dipende da una cattiva gestione del cibo in casa come nei ristoranti", non unicamente attribuibile al consumatore.
È necessario infatti, come suggerisce Barbara Nappini presidente di Slow Food Italia, combattere lo spreco "prima ancora di mettere le gambe sotto a un tavolo in un'osteria, in una pizzeria o in un ristorante. Lo si combatte attraverso l'educazione alimentare, comprendendo il valore del cibo, il modo in cui viene prodotto, confezionato, venduto e distribuito e scegliendo di conseguenza".

Più corretto quindi, parlare di educazione alimentare, estendendo le buone pratiche sin da piccoli, all'interno di ciascun nucleo familiare; il passo verso una riduzione degli sprechi, passa dalla sensibilizzare di ogni singolo individuo, tale da diffondere la cultura del buon cibo e della sostenibilità alimentare.

Fonte: Articolo de' "Il Gambero Rosso" del 10 gennaio 2024 - disponibile qui

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