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Scatole di latta
Cosa ha fatto diventare di uso comune l’utilizzo della latta nella conservazione degli alimenti?
La risposta è: la GUERRA e un CONCORSO A PREMI.
Napoleone Bonaparte, sempre molto impegnato sul campo di battaglia, si pose il problema di come nutrire le truppe al fronte: il soldato ben nutrito era di certo più efficiente e utile alla causa francese! Per questo - dopo essere tornato dall’Egitto e sul punto di formare la Grande Armée – indisse un concorso e mise in palio un premio di dodicimila franchi per chi gli avesse presentato un valido sistema per conservare i cibi.
Il concorso fu vinto nel 1810 da Nicolas Appert, che non era un microbiologo, ma un cuoco-pasticcere che da tempo stava cercando di capire come conservare più a lungo gli alimenti deteriorabili. Il suo metodo si chiamò Appertizzazione e segnò la nascita dell’industria conserviera.
Ma, scoperto come conservare il cibo, erano necessari contenitori meno fragili del vetro e nei primi decenni del 1800 - a seguito di un incrocio di scoperte e brevetti - venne definito il metodo di conservazione degli alimenti in contenitori di latta. È nell’Inghilterra imperiale che questa novità spicca il volo ed entra nelle cambuse delle navi dirette verso le colonie.
Inizia così la storia di un contenitore che dalle navi e dai campi di battaglia è arrivato nelle dispense di tutti, passando per la Pop Art.
Fin qui abbiamo parlato di “lattine” o “scatolette”, ma c’è un settore dell’industria dei contenitori in latta molto più affascinante e attraverso il quale si può ricostruire la storia “illustrata” degli ultimi 200 anni.
Il magico mondo delle Scatole di Latta o Biscuit Tin.
Se la lattina è nata su un campo di battaglia, la scatola di latta per i biscotti è nata in una pasticceria e qui già c’è tutta la sua “essenza”!!!
La storia inizia nel negozio di pasticceria Huntley & Son al 119 di London Street, che si trovava di fronte ad una stazione delle diligenze. I viaggiatori compravano i biscotti, ma era poi difficile farli arrivare integri a destinazione, fu così che la pasticceria iniziò ad utilizzare scatole metalliche. Fino a quel momento erano stati utilizzati solo i “Lattoni”, grandi contenitori per prodotti da vendere poi sfusi. L’operazione ebbe un gran successo, tanto che gli stessi soci avviarono anche una fabbrica di scatole per biscotti.
Nel 1870, la ditta inglese Barclay & Fry inventò la macchina roto offset che si serviva della pietra litografica mediante due cilindri rotanti e questo rese più facile la produzione di scatole decorate.
Anche in Italia questo contenitore resistente e colorato ebbe grande successo.
A Torino, tutte le fabbriche di cioccolato - Caffarel Prochet, Talmone, Moriondo e Gariglio, Baratti e Milano, L. Leone, Silvano Venchi e De Coster - le utilizzarono con successo.
A Vercelli Luigi Rossa, torrefazione, utilizzò scatole bellissime con stili che vanno dal liberty al futurismo, di cui resta particolarmente famosa la serie degli “Elefanti”.
In Friuli la Delser, realizzò una bellissima serie di scatole storiche e alcuni modelli di auto-giocattolo porta-biscotti.
A Roma, alla fine dell’Ottocento è nata la Gentilini che ha utilizzato scatole con superbe decorazioni.
Nel tempo si susseguirono brevetti che migliorarono sempre più i metodi di stampa. Gli stabilimenti di produzione aumentarono e i primi italiani furono nella zona di Genova. Intorno al 1930 si cominciò a utilizzare la serigrafia o la fotoincisione.
La Biscuit Tin è stato uno dei primi esempi di utilizzo del Packaging come elemento fondamentale del Marketing; le scatole infatti potevano essere prodotte in versioni standard (con colori e disegni da catalogo) - a cui eventualmente si poteva aggiungere un’etichetta di carta all’interno del coperchio, oppure si poteva “personalizzare” la versione standard con una litografia sempre all’interno del coperchio. Si arrivava poi alla produzione di scatole su disegno del cliente, che erano le più pregiate e costose, ma che si facevano ricordare… Ed effettivamente alcuni stili sono durati nel tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri, come “i due vecchietti” della Venchi, il cui disegno è nato nel 1890 per Talmone.
Anche a quei tempi era bene procurarsi dei “testimonial”… per cui le ditte acquistavano le concessioni per l’utilizzo delle immagini delle famiglie reali, degli stemmi dei casati nobiliari o di quello pontificio.
Intervenivano grandi artisti e illustratori, venivano riprodotti monumenti, panorami, elementi distintivi della moda, degli eventi o degli usi e costumi dell’epoca.
È così che con una collezione di scatole di latta si può ricostruire la storia degli ultimi 200 anni.
La Seconda guerra mondiale però ne interruppe la produzione, perché l’utilizzo del metallo era riservato ad un uso strettamente bellico. Nel dopoguerra si tornò ad utilizzare le scatole di latta ancora per qualche anno, ma pian piano sono state sostituite da materiali diversi per peso, costo e praticità.
Il loro fascino resta però immutato e poi…
“Il cofanetto di caramelle Sperlari non si incarta mai!”
(Gianrico Tedeschi – 1974)