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Enoturismo: a che punto siamo? Una breve panoramica su minacce ed opportunità
Il 25 e il 26 maggio 2024 torna Cantine Aperte, un'iniziativa del Movimento Turismo del Vino, giunta alla sua 31ª edizione, che si pone l'obiettivo di promuovere la conoscenza di prodotti, territori e realtà legate al settore enogastronomico attraverso esperienze in cantina.
Queste iniziative che aiutano a spingere maggiormente il settore enoturistico - negli ultimi anni ha visto uno sviluppo esponenziale di +16% solo rispetto al 2022- tuttavia finiscono con il sottolineare, in alcuni casi, diverse criticità che potrebbero minarne ulteriormente la crescita.
Partendo dalla situazione attuale, i dati raccolti per l'anno 2023 vedono un trionfo delle mete del vino, con un totale di circa 13.4 milioni di visitatori. L'ultimo report ISMEA e AITE (Associazione Italiana Turismo Enogastronomico), oltre a fornirci questi risultati, ha rilevato che tra i driver di scelta ci sarebbe la voglia di vivere un'esperienza a tutto tondo, legata ad un territorio specifico, passando per la conoscenza di prodotti tipici quali il vino.
L'arricchimento, l'autenticità e soprattutto la sostenibilità sono i fattori sui quali i visitatori si focalizzano: conoscere le caratteristiche di quel luogo, le esperienze ad esso legate, ancor meglio se condite dalla possibilità di goderne mediante l'uso di mezzi di trasporto green (ad esempio in bici, o in treno vedi ultimo articolo) sono aspetti sempre più ricercati.
Si evince quindi, una discreta voglia di prendere parte ad occasioni di incontro in vigna e la voglia di condividere esperienze uniche. Talvolta però, ci si imbatte in problematiche reali che fanno riflettere su quanto lavoro bisogna fare per consentire lo sviluppo di un'offerta più variegata e radicata nel territorio d'origine.
I trasferimenti da e per piccole cantine, ad esempio, non risultano altrettanto validi quanto l'esperienza proposta, poiché esistono problemi logistici legati alla morfologia del territorio, che rappresentano un vero ostacolo per i potenziali utenti: seppur maggiormente godibili perché lontani dal turismo sfrenato di massa, risultano meno accessibili proprio per lo stesso motivo. Le aziende vitivinicole spesso nascono in zone non facilmente raggiungibili per cui, loro malgrado, restano all'oscuro dei grandi numeri (fuori il 44% di cantine), secondo l'ultimo studio Nomisma che ha rilevato dati e fenomeni riportati qui di seguito.
Dai grandi numeri, infatti, restano fuori anche diverse realtà prive di profili social. Diventa sempre più cruciale la presenza in rete: diverse aziende del settore investono per creare un forte posizionamento online che affermi maggiormente la brand awareness, incentivando automaticamente gli acquisti di prodotti, sempre più voluminosi sui canali e-commerce (58% sulle vendite totali).
Le nuove modalità di fruizione di contenuti mediante blog, social media, siti web sono frutto di investimenti onerosi e non sempre condivisi da tutte le aziende presenti sul territorio. Basti pensare che molte realtà sono a conduzione familiare (il 41%) e appartenenti ad una fascia anagrafica e culturale reietta a queste tipologie di cambiamento.
Ma anche l'accoglienza dal vivo - che non esclude la presenza online - diventa più che mai fondamentale se ci si vuole aprire al pubblico; accoglienza che deve rivelarsi appropriata e performante.
Molte cantine (il 76%) dichiarano di non riuscire a trovare personale qualificato, riconoscendo la crucialità nel fornire un servizio che richiede competenze specifiche.
Proprio l'aspetto legato alle capacità e alle competenze nel settore, che puntino a colmare diversi gap - linguistico o di natura tecnica, avvalendosi di agronomi, enologi o ancora figure preparate in normative legate alle produzioni - che si aprono moltissime possibilità legate alla formazione di figure preposte.
Un esempio è il Centro Lumsa di Roma che pare abbia accolto la sfida di formare i giovani sul turismo del vino e dell'olio, che insieme ad altri percorsi didattici già esistenti nell'offerta accademica nazionale aiuterebbero a colmare queste carenze.
Tutti questi elementi enunciati finora aiutano a fornire una panoramica di aree di intervento che dovrebbero innanzitutto prevedere una cooperazione con diverse parti in gioco: enti turistici e amministrazioni locali, insieme alle cantine possono creare rete e consentire di superare alcune delle criticità invalidanti per lo sviluppo del settore.
Concretizzare un'offerta enoturistica sostenibile e praticabile è un beneficio per tutti: la conoscenza, l'educazione al territorio sono elementi che dovrebbero essere fruibili non soltanto in occasioni mirate - prendere parte ad iniziative come Cantine Aperte sarebbe già un punto di partenza - ma in tutto l'anno, weekend compresi, come osserva Donatella Cinelli Colombini, tra le curatrici dello studio Nomisma:
«Molto si può fare anche semplicemente con soluzioni di buon senso come quella di essere aperti nel fine settimana (che è tutt'altro che scontato) e soprattutto smettere di proporre "esperienze del vino fotocopia" promuovendo "non luoghi del vino" che non danno alcun valore aggiunto sotto il profilo identitario e di diversificazione» .
Le strategie di marketing, la formazione del personale, rientrano sicuramente nella volontà da parte degli utenti di conoscere più da vicino questo settore.
Per risultare fortemente attrattivo, l'enoturismo dovrà direzionarsi verso esperienze customizzate e più interattive, in grado di avvicinare un pubblico ampio soprattutto dal punto di vista anagrafico, tale da poter crescere costantemente negli anni a venire.
Per scoprire le Cantine che aderiscono all'iniziativa clicca qui !
Fonti:
- "Enoturismo: la corsa ad ostacoli" da Il Corriere vinicolo n. 15 del 6 maggio 2024
- "Nasce il Centro studi sul turismo del vino e dell'olio dell'Università Lumsa di Roma" da Trebicchieri 16 maggio 2024 - articolo online
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